Self-Service BI: la rivoluzione nel mondo dei dati
Perché oggi si sente sempre più spesso parlare di Self-Service BI?
Il tradizionale processo di Business Intelligence, anche definito come “Corporate BI”, prevede la necessità per gli operatori di settore di affidarsi a tecnici e personale IT al fine di implementare report, interpretare dati e comprendere le analytics della propria attività lavorativa.
In questo contesto dunque, è facile comprendere come l’intervento tecnico diventi di primaria importanza all’interno di un’impresa, in quanto si occupa di mediare tra le parti, con l’obiettivo di rendere i dati una risorsa accessibile a tutti. Questo però rappresenta al contempo un importante “collo di bottiglia”. La conseguenza diretta di questa scelta può causare dunque ritardi e rallentamenti a livello di decision making. Oltre a portare ad un eccessivo sovraccarico di lavoro per il reparto IT e rendere il singolo lavoratore poco autonomo nei processi decisionali.
Per rispondere a questo tipo di esigenza dunque, le aziende stanno progressivamente adottando un modello definito “Self Service-BI”. La Self-Service Business Intelligence viene considerata come una “emancipazione”, più che uno strumento, ovvero la capacità del singolo di ottenere informazioni di valore in maniera facile e intuitiva.
Per ottenere questo risultato, occorre quindi che l’IT persegua l’obiettivo di creare un ambiente che consenta agli operatori di agire senza il supporto continuo del personale tecnico.
La Self-Service BI mira in generale a potenziare ogni singolo profilo, tecnico e non, per quello che riguarda l’accesso, l’interpretazione e la comprensione delle analytics, al fine di eseguire analisi avanzate e condividerne i risultati e le relative considerazioni con il resto del team.
Quali sono i punti di forza dell’adozione di questo modello?
Empowerment
La Self-Service BI mette nelle mani degli operatori la possibilità di accedere a fonti di dati che possono fornire risposte accurate alle loro domande. Il risultato diretto di questo è un processo di “empowerment” del singolo lavoratore. Questo diventa più efficiente ed autonomo, in grado di acquisire conoscenza e prendere decisioni ponderate e più tempestive. L’approccio Self-Service inoltre migliora ulteriormente la produttività del singolo, semplificando le funzioni di analisi e reporting, eliminando la stretta dipendenza dai reparti di IT all’interno dell’azienda.
Approccio Data-Driven
Il modello di business della Self-Service BI guida l’azione fornendo agli operatori di settore precise informazioni e conoscenze. Queste guideranno loro verso quelle che vengono definite come “decisioni informate”, ovvero basate sulla profonda comprensione di dati di valore. Parliamo quindi di una crescita delle abilità analitiche che coinvolge tutto il team aziendale e che si sostiene grazie ad una condivisione a livello globale dall’impresa.
Competitività
La facilità di accesso alle risorse e la relativa accelerazione dell’interpretazione delle stesse si traduce in efficienza e agilità per l’azienda nel suo insieme. Questo può rappresentare un notevole vantaggio competitivo sul mercato per chi utilizza l’approccio Self-Service, rispetto al modello tradizionale.
Data Literacy
L’adozione del modello basato sulla Self-Service genera l’inizio di una vera e propria alfabetizzazione nei confronti dei dati. Questo si traduce necessariamente in una crescita del know-how del dipendente e delle relative capacità analitiche in termini di pensiero critico. L’obiettivo è infatti quello di democratizzare il processo di interpretazione dei dati. Questo per riuscire a rendere il singolo in grado di leggere, manipolare, analizzare e discutere le informazioni rilevate.